Intervista a Davide Giordano - Presidente di JEToP

 

Di che cosa ti occupi?

-Al momento ricopro la carica di presidente di JEToP, dove coordino le attività negli ambiti principali, come la consulenza e l’organizzazione di eventi. Sono inoltre  project manager di WTT, prima fiera italiana sulle tecnologie indossabili che stiamo organizzando al momento.

 

Che tipo di impatto ha avuto la tecnologia nel tuo percorso lavorativo/scolastico?

-La tecnologia ha avuto un  impatto dirompente nella mia vita. Se non avessi scelto il percorso di studi in ingegneria informatica, scelta dettata dalla passione per la tecnologia, ora non sarei presidente di JEToP e l’idea del WTT non sarebbe mai stata messa in atto.

 

Conosci la tecnologia indossabile?

 

-Project manager della prima fiera italiana dedicata alla wearable technology, altro da aggiungere?

 

Qual è la tua opinione a riguardo?

 

-Quando parlo con qualcuno  di wearable, uso  sempre l’espressione “the next big thing”. Credo infatti fermamente che questa tecnologia sarà la prossima grande rivoluzione dopo gli smartphone.

 

Come pensi cambierà la tecnologia indossabile negli anni a venire?

 

-Al momento questo tipo di tecnologia è ancora in stato di incubazione; sono però convinto che nei prossimi anni vedremo dispositivi indossabili in forme e contesti che oggi ancora non immaginiamo. Ritornando al discorso smartphone quello che posso dire è che  attendo qualcuno che irrompa nel mercato con un’ idea talmente innovativa da far sembrare vecchio tutto il resto, come fece Steve Jobs nel 2007.

 

Credi che la tecnologia indossabile possa modificare lo stile di vita delle persone?

 

-Sì, può aiutare a migliorare e già lo fa, non solo con appassionati di sport ma anche con anziani o persone in difficoltà.

 

Su quale fascia della popolazione pensi che abbia più impatto?

 

-Il bello della  tecnologia indossabile è che non richiede necessariamente un display con cui interagire basta indossarla; perciò è accessibile a chiunque per qualunque fascia della popolazione.

 

Pensi che i wearable devices possano aiutare le fasce deboli della popolazione? In che modo?

 

-Sono fortemente convinto di ciò, un esempio è la startup “Empatica”, che ha sviluppato un braccialetto in grado di aiutare persone che soffrono di epilessia, e il tutto è coronato da un’iniziativa molto interessante, ossia per  ogni dispositivo venduto uno viene regalato a chi ne ha bisogno e non se lo può permettere.

 

I wearable saranno il prossimo boom dopo gli smartphones?

 

-Finiranno per prenderne il posto.